Martedi 19/03/2024 ore 05:07:40 Disclaimer

Rapporto Debito/Equity

Debt/Equity Ratio (Gearing Ratio)

In questo articolo: introduzione al rapporto debito/equity, concetti, definizioni, valutazioni di alcuni "guru" sulla misura, limiti noti.

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In questo articolo si spiega il parametro debt/equity, indicatore largamente utilizzato nell’analisi finanziaria di una azienda (analisi fondamentale) ad a cui ci si riferisce talvolta anche con il termine “gearing ratio”. In una definizione telegrafica è la percentuale di finanziamento del debito di un’azienda rispetto al suo patrimonio netto e come vedremo fornisce un’indicazione della bontà di un’azienda in funzione del suo valore, anche se i “guru” dell’analisi finanziaria non danno regole precise su quanto debba essere, o quantomeno ognuno ha le sue. In linea di massima quanto più questo rapporto è basso, ossia prossimo allo zero, tanto più l’azienda è sana, proprio perchè non ha bisogno di debito per fare il suo business, anche se in alcuni casi l’indebitamento è “cosa buona” in quanto sostanzialmente consente di evitare il pagamento di tasse.
Vedremo quindi la definizione del parametro e poi una serie di considerazioni di merito, abbastanza introduttive, rimandando a letture degli scritti di Lynch, Graham e Buffet come primi interessanti approfondimenti su questo tema ed in genere su quello del value investing.

Definizione

Questo parametro ha diverse formule per essere calcolato, in quanto sia il debito (debt) che l’equity (patrimonio) possono essere valutati in modo differente. L’accezione più gettonata e più semplicistica è quella del rapporto fra debito ed equity dove:
  • Debito è il valore di libro (o di mercato) delle passività finanziarie , quali obbligazioni, prestiti, azioni privilegiate redimibili, scoperti bancari e debiti per leasing finanziario.
  • Equity è il valore contabile del capitale e delle riserve (vale a dire la sezione patrimoniale del bilancio) o il valore di mercato delle azioni ordinarie (la capitalizzazione di mercato)
Ricavare il debito non è cosa semplice, a meno che non esplicitamente fornito nei prospetti informativi finanziari di bilancio, ed in via teorica ci vanno inserite tutte le passività di bilancio, eccetto obblighi fiscali e commerciali e gli altri debiti che costituiscono delle “passività infruttifere”. In alcuni casi si fa invece riferimento al debito di lungo termine od al rapporto fra questo valore e la somma dell’equity più il debito di lungo termine. Quindi ecco tre diverse formule:
  • Debt/Equity = Debt / Equity
  • Debt/Equity = Long-Term Debt / Equity
  • Debt/Equity = Long-Term Debt / (Equity + Long-Term Debt)
Ogni variante del rapporto fornisce indicazioni simili per quanto riguarda il rischio finanziario della società, ma in genere è necessario confrontare tutte le varianti del rapporto al fine di garantire coerenza e comparabilità delle analisi. In particolare si tende a dare meno importanza al debito di breve termine che a quello di lungo termine, ma la valutazione in genere va fatta in termini complessivi sul debito sia sul breve che lungo termine in quanto anche quello di breve ha una sua valenza.
Per fare un esempio questo rapporto (che può essere espresso anche in forma percentuale) può variare da sotto 1 (es 0.1 pari al 10%), ossia azienda indebitata per meno del suo valore di mercato, sopra 1 ed addirittura ben sopra 1 (ad esempio sopra 5 ossia debito superiore al 500%), casi in cui il debito in essere è largamente superiore al valore dell’azienda.
Sono poi interessanti una serie di altri parametri quali i rapporti di capitalizzazione, il rapporto debito/asset ed infine il leverage ratio per i quali si rimanda ad altri articoli.

La Valutazione Fondamentale

La valutazione fondamentale può essere semplice e semplicista ma anche più articolata e approfondita. Il rapporto debito-equity misura essenzialmente il rischio finanziario di un'organizzazione/azienda, in sintesi il rischio che una società vada in default sul rimborso dei suoi debiti. Quando rapporto debito/equity è elevato, essenzialmente aumenta la probabilità che l’azienda non ripaghi il debito ed ovviamente questo è male per gli investitori perché aumenta il rischio associato ai loro investimenti o prestiti, che li induce a richiedere un più alto tasso di rendimento per compensare il rischio aggiuntivo.
Ma un rapporto debito/equity elevato non è sempre una cosa negativa. Questo perché il debito è una modalità più conveniente di finanziamento rispetto ad avere “patrimonio netto”, per via di risparmio fiscale che si ha avendo un debito rispetto a pagare un dividendo (i dividendi non sono deducibili dalle tasse, i debiti sì). In genere quando il rischio finanziario è a un livello “accettabile” (vedremo dopo la quantificazione), aumentando il livello di debito la società ne trae vantaggio attraverso una riduzione del costo del capitale, poiché la fonte più costosa di finanziamento (cioè il patrimonio netto) è sostituita dall’alternativa più economica (il debito). Al tempo stesso aumentando troppo il livello di indebitamento si potrebbero annullare i benefici connessi con il finanziamento da debito, in quanto l'aumento del tasso di rendimento degli investitori e degli istituti di credito supererebbe i risparmi fiscali, come bene spiegato nella “teoria trade-off di struttura del capitale”. Dal punto di vista delle imprese è quindi importante misurare il rapporto debito/equity in quanto la struttura del capitale è una delle considerazioni fondamentali nella gestione finanziaria. Dal punto di vista degli investitori e degli istituti di credito, il rapporto debito/equity riguarda la sicurezza del loro investimento o del prestito accordato.
Si precisa infine che le aziende che operano nel settore finanziario, come le banche e le compagnie di assicurazione, sono tenute a misurare e mantenere il loro rapporto debito/equity al di sotto di un certo livello per via di vari regolamenti tesi a realizzare sistemi finanziari stabili.

Livelli di Debito/Equity secondo i Guru

Partendo dal fondatori del value investing, gli scritti Peter Lynch indicano che il rapporto debito/equity è un modo rapido e semplice per determinare la forza finanziaria di una società. Quando il debito è inferiore al 10% del capitale è considerato eccellente, tra il 10% e il 29% accettabile, tra il 30% e 49%, normale e tra il 50% e il 79% mediocre; dall’80% in su è considerato pessimo, anche se con alcune industrie, come le utilities, livello di debito sopra 0.8 sono accettabili ed in qualche modo anche fisiologici.
Benjamin Graham guarda invece al debito di lungo termine che non superari le attività correnti come misura di sicurezza finanziaria di una società. In altre parole, i contanti di un azienda più l'inventario dei beni deve essere sufficientemente alto per coprire il suo intero debito a breve e lungo termine. Molto rigoroso e molto conservatore.
Dreman vuole invece premiare aziende non solo sono a prezzi bassi ma anche finanziariamente forti, richiedendo un basso rapporto debito totale/equity. In particolare, il debito totale non deve superare il 20% del capitale, anche se la strategia è di solito disposta ad accettare un rapporto superiore a patto che non superi la media del rapporto medio dell'industria di riferimento.
La strategia di Warren Buffett è leggermente diversa sul debito: non utilizza il rapporto debito/equity ma cerca premia l'azienda di avere la capacità di rimborsare il debito a lungo termine con non più di due anni dei suoi utili. Non a caso molte aziende che soddisfano questo difficile requisito non hanno alcun debito. :-)
Ci sono poi una serie di altri Guru che indicano di guardare rapporti differenti anche se le valutazioni dei quattro su indicati rappresentano la valutazione accademica migliore di questo parametro.
Un limite nella valutazione assoluta di questo indicatore è da ricercare nel settore in cui opera la società. Poiché diverse industrie/settori necessitano di differenti quantità di capitale per realizzare il loro business, un rapporto relativamente elevato del debt/equity può essere comune e fisiologico in un certo settore, quindi non allarmante o non indicativo del rischio finanziario sull'azienda, mentre in altri settori deve essere relativamente contenuto per una misura di efficienza e di solidità. Ad esempio, le industrie ad alta “intensità di capitale” (capital-intensive), come quelle della produzione di auto e le utility, tendono ad avere un rapporto debt/equity superiore a 2, mentre aziende di informatica di solito non hanno un rapporto debito/patrimonio netto inferiore a 0.5. In questo senso alcuni indicano che questo rapporto serva solo per confrontare le aziende quando operano all'interno dello stesso settore.
Infine c’è da ricordare che quando si calcola un debt/equity la parte a numeratore (Totale passività) della formula può spesso essere determinata in una modi diversi da diverse società, alcune delle quali non sono in realtà la somma di tutte le passività della società, “alterando” il valore dell’indicatore. In alcuni casi le aziende includono solo i debiti (come prestiti e titoli di debito), omettendo altri tipi di passività (entrate da capitale, ecc.), in altri casi sono compresi i debiti solo a lungo termine e sono esclusi i debiti a breve termine. Infine "debito a lungo termine" non è un termine con un significato ben preciso e ben definito: può includere tutti i debiti a lungo termine, ma può anche escludere i debiti a lungo termine che siano prossimi alla scadenza, debito che vengono poi classificati come debiti "a breve termine". A causa di queste differenziazioni dovrebbe essere chiaro in che modo il rapporto viene calcolato per esser sicuri di prendere in considerazione le metriche di performance come da definizione dell'indicatore.

Italia, Ottobre 2016
Fabio Longo

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