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Idea Economy ed Internet of Things

Idea Economy ed IoT - Una ricerca sulle prospettive e sui player principali

Italia, Marzo 2016

Come dipendenti di una azienda multinazionale USA di informatica abbiamo partecipato a degli eventi in cui si è parlato dei futuri trend di mercato, focalizzando ovviamente l’implicazione sul IT (Information Technology) e quindi sulle scelte strategiche delle aziende e delle società di tecnologia a supporto di questo nuovo business. Quanto presentato, in parte già noto da anni, ha comunque avviato una serie di riflessioni “finanziarie” qui sintetizzate. 
L’idea economy è quel modo di fare business sfruttando essenzialmente le opportunità offerte dalla tecnologia digitale nel senso più esteso, quindi non solo la nota “App Economy” sul quale c’è stato parecchio rumore per via dei suoi più grandi fan, Matteo Renzi ovviamente (non poteva mancare !), che ha portato sui telegiornali fatti Italiani davvero di poco conto come fossero grandi successi. In senso più esteso, e serio, c’è infatti una vera Digital Economy, che definiamo brevemente come insieme di prodotti e servizi legati alle funzionalità offerte da mezzi digitali, come connessioni wireless, reti 4G e 5G, apparati mobili in senso esteso, nuovi apparati intelligenti in introduzione sul mercato, oltre che l’accettazione degli stessi nei processi e nelle procedure delle pubbliche amministrazioni e dei privati (es pagare un parcheggio pubblico con cellulare o lavorare in mobilità con un tablet connesso ad un virtual desktop aziendale).

Per fare alcuni esempi di successi di "business delle idee" ben consolidati citiamo Alibaba come il più grande supermercato (in termini di vendite) che non ha magazzini, rispetto alla più nota e vecchia Wal-Mart Stores che ha costruito tutto il suo business sui "locali", gli store. La più grande azienda di Taxi, Uber, non ha Taxi, il più grande “accommodation provider”, AIRBNB, non ha real estate, la più grande azienda di film (Netflix) non ha cinema, il più grande soggetto Media (Facebook) non ha contenuti. In effetti è tutto vero e si può continuare con altri casi di successo, ad esempio nell'ambito Car Sharing c'è Car2Go, DriveNow, ZipCar ecc.. Avendo delle idee valide e soprattutto tanti soldi per entrare/comprare il mercato, si possono creare successi industriali di un certo rilievo. Nel passato tutti i grandi gruppi avevano una fabbrica e delle proprietà, dinamica spesso imitata dall’azienda Italiana del nord che faceva/fa bulloni o cinte o altri oggetti di manifattura, anche in conduzione di tipo familiare. Adesso questo modello sembra “superato” andando a costruire qualcosa “on-top” a dei prodotti primari (macchine, case, film, prodotti ecc..), sfruttando la disponibilità di questi su base globale e creando valore nella “gestione” digitale verso le persone, aggiungendo ovviamente il proprio margine di profitto, spesso minimo perchè moltiplicato poi per grandi numeri (scala globale). Una prima riflessione va fatta sul fatto che questi soggetti, proprio perché non creano "materia prima" o prodotti, sono estremamente esposti a concorrenza, pensiamo infatti a quante App si sviluppano ogni giorno e quante nuove versioni vengono rilasciate di notte per essere sempre sulla “cresta dell’onda”. In questo senso sembra alquanto rischioso puntare, finanziariamente, su degli specifici cavalli, a meno di non scegliere grandi marchi come Google ed Amazon, capaci di forza economica per riuscire a trovare ed imporre sempre un nuovo ritrovato tecnologico (Idea). Soggetti come questi accentreranno almeno un parte del business grazie a scelte strategiche importanti, view di mercato, forza di investimenti, partnership di livello internazionale ecc.. Francamente non crederei però a favole già viste, tipo “New Economy”, anche perché anche gli stessi produttori di beni primari, sul quale si basa questo business, potrebbero intraprendere azioni trasformative per essere protagonisti loro stessi dell’ultimo pezzo del business legato al loro prodotto. Non ci auguriamo peraltro di vedere un mondo di imbecilli sempre connessi, come quelli che vediamo in aeroporto, in treno, nei ristoranti ed addirittura sulle spiagge: sostanzialmente ovunque ci sono persone stupide in cerca di qualcosa di futile e spesso per farsi i fatti degli altri curiosando sulla rete e soprattutto sulla vergogna di questo secolo: i social network. Chiusa questa parenti sociale, sarei in sintesi contrarian alla “App Economy”, con le eccezioni del caso, ed al tempo stesso sovrappeserei in portafoglio l’economia “classica” delle materie prime e dei produttori di beni primari, laddove attraverseranno fasi di ribasso come quelle visti ad inizio 2016. Peraltro il successo dei player di Idea Economy è spesso, ma non sempre, il successo di altri player quando essi offrono prodotti o servizi terzi. Questo è evidente ma si tende a dimenticare focalizzando l'ultimo pezzo del business.

 
Industria 4.0
Per fare invece esempi di quello che di serio verrà nel futuro c’è l’Internet of Things (IoT), che rappresenta “un fatto” più concreto e quindi un nuovo business ma più solido e più tangibile dell'App Economy e che probabilmente prenderà piede proprio per la “voglia di digitale” delle persone; tutti noi potremo beneficiare di un assistente digitale che ci dica cosa importanti, come avvisarci della pressione alta quando ci incazziamo nel traffico, mettere benzina al minor costo lungo la via di casa, trovare la strada con meno traffico, ecc..; c’è anche un mondo “non umano” che si apre al dialogo di due macchine, machine-to-machine,  che si scambieranno informazioni per migliorare la produzione, mantenere efficiente un impianto di qualsiasi tipo sia, od altro di davvero incredibile, proprio da futuro di “robot” della serie fantascienza più spinta (al meno del salto spazio-temporale !).  Sostanzialmente mente Internet è oggi di persone, in futuro sarà anche di macchine, potenzialmente 4 o 7 device per persona, quindi un'enormità di device che raccolgono dati, li pre-processano li inviano a dei sistemi centrali capaci di gestire questa infinità di dati dove finalmente sono offerti a delle applicazioni che ci costruiscono on top dei servizi a valore, in logica “Idea Economy”
IOT quindi è un insieme di tecnologie che cresceranno a dismisura: devices, dove Gartner stima 26 miliardi di device connesse nel 2020, connettività perché ovviamente connettendo oggetti che oggi non sono connessi il fabbisogno cresce esponenzialmente, ed infine sono dati digitali, con IDC che predice che i dati di IoT arriveranno al 30% nel 2020; parliamo di volumi indescrivibili. Si tratta della quarta generazione dell’industria come sostenuto da diversi soggetti “trusted”.
Il cuore ovviamente di questo change sono i device, oggetti di poco conto come sensori, ad esempio nei pressi di un semaforo od in macchina o sul proprio corpo, capaci di raccogliere una misura (o più misure) e di inviarla a sistemi via via più specializzati per il processamento dei dati. Questi ultimi sono integrati da software e vanno a gestire il dato ed a renderlo disponibile, all'interno di Datacenter specializzati, a servizi di soggetti terzi od al proprio interno, come  per una azienda nel casi di apparti a scopo industriale. L’IoT copre infatti diversi settori: 
  • Oil and Gas: ottimizzazione dell’estrazione (es trivellazione) e del trasporto, sicurezza e ambiente
  • Automotive: traffic monitoring, infotainment, radar, vision, connected car, manutenzione automatica ecc..
  • Uomo:  healtcare con oggetti indossabili, telemedicina, fitness
  • Home: home hubs, energy meters, connected appliance, elettrodomestici intelligenti, domotica di nuova generazione, video sorveglianza evoluta, ecc..
  • Office: sensori per l’ottimizzazione energetica e per la sicurezza
  • Fabbriche: sensori per l’ottimizzazione della produzione (migliaia già esistenti), e per la manutenzione automatica, per la logistica
  • Retail: soluzione di automazione del processo di acquisto e di check-out
  • Energy: sensori solari e di vento, 
  • Trasporti: logistica e movimentazione su navale, aereo e ferroviario.
  • Città: città intelligenti con gestione automatica del traffico, dei parcheggi, dei pagamenti ecc.. 

crescita stimata IoT
Le previsioni di crescita di questo settore sono esponenziali, si parla di 1000 miliardi di dollari nel 2019 arrivando a rappresentare una buona fetta del PIL dei paesi, includendo il business che c’è in tutta la filiera del IoT: 
  1. produzione di sensori ed attuatori, 
  2. produzione di apparati di gestione della connettività wireless locale ai sensori, e preprocessing dei dati
  3. telecomunicazione verso sistemi centrali (datacenter)
  4. datacenter equipments (hardware), software e servizi professionali, dove tutti i player primari giocheranno un ruolo fondamentale: Hewlett Packard Enterprise, Cisco, IBM, Intel, SAP, Microsoft, Oracle, Accenture, CapGemini, KPMG ecc...
  5. servizi di business verso l’utente finale come quelli citati in precedenza, ossia servizi a valore sui dati. 

La crescita maggiore si dovrebbe avere sul settore Home e su quello Industriale Energetico (non a caso GE è già sul pezzo),con soluzioni che rispettivamente dovrebbero migliorare la qualità della vita (condizionale d’obbligo) e aumentare l’efficienza dell’industria, abbassando costi e migliorando i processi produttivi ed anche il posizionamento sul mercato.
Interessanti a mio avviso sono soprattutto i vendor degli oggetti base, in figura chiamati enabler (RFID, sensori ed attuatori), che possono essere marchi noti come Philips, Siemens, ABB, Intel, NEC, Bosch, Honeywell, Schneider, Qualcomm; ma non sono solo questi, ci sono diverse realtà emergenti con che lanceranno sensori specializzati nei vari settori indicati sopra.
In realtà  i maggiori benefici saranno sui servizi (in senso esteso), che domineranno questo mercato, ed in particolare per i player di Network Services, che consentiranno di aggregare i dati in una rete specializzata (WLAN, WWAN, PAN) e per gli IOT Services, ossia soggetti che scriveranno applicazioni dando valore ai dati messi a disposizione sui Datacenter degli IoT Service Provider. 
Grandi gruppi di comunicazioni quindi, come Vodafone, BT ed Orange, avranno un sicuro beneficio dal traffico dati dell’IoT, andando a creare condizioni per superare l’attuale saturazione del mercato “umano”, sia voice che dati.
Fra  i player di IoT services sicuramente abbiamo dei nomi, oggi di riferimento, che già si sono imposti sulle precedenti sfide di digitalizzazione, tipo il Cloud: parliamo di Amazon ovviamente. Ci sono poi aziende storiche tipo AT&T,  nuovi marchi come Axeda,  grandi gruppi come General Electrics e Google. Curiosa proprio General Electrics, che si è lanciata in questo business già nel 2012 con nuovi servizi di forte utilità. Rimandiamo a Internet per i dettagli del caso.  

Questi citati sopra sono i nomi da prendere in considerazione per i prossimi 3-4 anni, anche se ne abbiamo altri molto più di nicchia e strategici in ottica M&A, visto che se funzionano poi arriva un pesce più grosso e se li compra (come fatto da Google per i sensori di temperatura). Sul nostro piano strategico di portafoglio già siamo in posizione su alcuni di questi titoli (es Intel), vedremo di selezionare nei prossimi mesi un titolo per ogni elemento della catena del valore sulla base dell'analisi fondamentale e tecnica.
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